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La strada dai fiori azzurri di Chiara Novelli
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Un interesse a pubblicare il brano di Chiara Novelli è
che muove ad alcune valutazioni e considerazioni su un riquadro
del panorama narrativo di oggi.
Il brano è un capitolo del romanzo La strada dai
fiori azzurri, edizioni Terre Sommerse di Roma, in cui
l'autrice racconta la vicenda vera della famiglia materna
dal finire della seconda guerra mondiale all'immediato dopoguerra.
Veniamo anche informati che la voce narrante e il personaggio
centrale del libro rappresentano rispettivamente la mamma
e la nonna dell'autrice, fra le quali in particolare la
prima ricostruisce da adulta episodi e stati d'animo vissuti
in età bambina.
Nella storia si respira un'atmosfera al mezzo fra memorie
neorealistiche e il romanzo familiare, con un concomitante
anche se relativo intento di contemplare una formazione
del personaggio narratore. E vi sono elementi per dire che
si tratta di una bonaria storia a lieto fine. Ma si deve
altresì notare che Chiara Novelli ha scritto quel
romanzo, semplice eppure ardito nel progetto di genere e
strutturale, con affetto e cura verso l'atto scrittoriale
che compiva al suo livello di preparazione.
Una prima valutazione, perciò, è che nel mare
dei testi reperibili nell'editoria sommersa (cartacea e
in rete, vedi il nostro articolo Dall'opera all'arte,
dalla teoria alla critica al lettore nel n. 6 del 15/11/2016)
se ne trovano (in questo caso ce lo hanno inviato) di quelli
che non manifestano pretenziose pose d'autore, e sebbene
questo atteggiamento sembri poca cosa, in realtà
costituisce, a mio avviso, una piccola lezione di dedizione
da contrapporre alla facinorosità di molta altra
narrativa contemporanea.
Per esemplificare vado a prendere dall'apposito scaffale
della mia libreria un recente romanzo di successo, e per
evitare una scelta strumentale mi affido solo al titolo,
che abbia qualche attinenza, richiamo, nesso, con il titolo
La strada dai fiori azzurri. Per combinazione trovo
più che un richiamo: è La strada verso
casa di Fabio Volo, edito da Mondadori, che neanche
ricordavo di possedere, e per giunta vedo che è stato
pubblicato lo stesso mese del libro della Novelli, ottobre
2013. Lo sfoglio una mezz'ora, ne rammento trama e personaggi,
i brani che leggo mi procurano le stesse impressioni della
prima lettura.
E dunque, come noto, Fabio Volo è uno degli autori
italiani di maggiore fama del momento: otto titoli pubblicati
da Mondadori dal 2001 al 2015 e tradotti in diversi paesi
esteri. Trascrivo qualche breve passo dal suo romanzo.
«Di recente Marco aveva detto a degli amici che
se non fosse stato per Isabella non avrebbe mai preso la
maturità. In realtà lei non lo aveva aiutato
solo in questo, quando l'aveva incontrata Marco non credeva
in nulla, nulla gli sembrava importante. Lei gli aveva ridato
fiducia e voglia di vivere.» (I tre periodi occupano
cinque righe e un terzo di pag. 62.)
«Andrea e Marco sentirono freddo, era arrivato
il momento che avevano segretamente temuto per tutta la
vita. Il padre era vicino alla morte, poteva trattarsi di
qualche mese o pochi anni, non cambiava molto, il momento
era arrivato. Come se fossero seduti su un autobus, per
il padre era arrivata la fermata in cui doveva scendere
e loro avrebbero dovuto proseguire soli.» (I tre
periodi occupano sei righe e mezzo di pag. 84.)
«Avevano ricordato le situazioni divertenti che
avevano vissuto insieme. Tutti desideriamo che nella vita
le cose vadano per il verso giusto, poi però anche
quando parliamo di qualcosa di piacevole, come un viaggio
o una vacanza, le cose andate storte sono sempre le più
raccontate: quando abbiamo perso le valigie, quando alla
stazione ci hanno rubato tutto, quando si è rimasti
chiusi fuori casa la notte.» (I due periodi occupano
sette righe di pag. 96.)
Nel primo passo si nota che in poco più di cinque
righe è ripetuto cinque volte il verbo avere come
ausiliare e che ben quattro volte su cinque si tratta della
terza persona di un trapassato prossimo ("aveva").
Nel secondo passo si nota che è ripetuto cinque volte
il verbo essere e che ben quattro volte su cinque si tratta
della terza persona di un trapassato prossimo ("era").
Nel terzo passo è insopportabile la ripetizione «avevano
ricordato
avevano vissuto», evitabile se non
si introduce la relativa ("che") scrivendo semplicemente
"vissute insieme". Ma del terzo passo si vuol
notare soprattutto la contraddizione o inconsistenza di
senso: si dice che i personaggi hanno ricordato «situazioni
divertenti», ma la considerazione successiva lo nega,
visto che dei ricordi sono raccontate «le cose andate
storte».
Ora, i passi trascritti mostrano complessivamente una ripetitività
delle costruzioni sintattiche (specie i passi uno e due),
ovvero una banalizzazione della lingua a livello grammaticale
e verbale, quale modalità di scrittura che imita
il parlato più comune (nel passo tre si notino anche
i tipici modi di dire «le cose vadano per il verso
giusto» e «le cose andate storte») e sbrigativo
(sempre nel passo tre la sbrigatività verbale causa
l'equivoco concettuale), potremmo chiamarlo il "parlato
di massa", modalità che fonda l'atteggiamento
linguistico di molti narratori contemporanei, alcuni perché
diversamente non saprebbero fare, altri per usare il linguaggio
che piace al pubblico di massa. Nella migliore delle ipotesi,
cioè nel caso si tratti di strategia attrattiva,
il successo di pubblico decretato a Fabio Volo, dunque,
a prescindere dalla storia che narra dipende anche dalla
familiarità linguistica fra testo e lettore.
Allora non dovrà stupire e non va considerato un
limite della scrittura di Chiara Novelli se il suo testo
è imbastito di semplicismi sintagmatici e verbali
e di quant'altro lo avvicina al parlato di massa, come per
esempio: «Eppure, non era poi così poco
coraggiosa come lei stessa affermava: quando erano crollate
le case era stata lei, per prima, a precipitarsi dai nonni
per scoprire se erano ancora vivi», periodo che
dando colore alla lingua poteva essere scritto in altri
modi, per esempio: "Eppure non mancava del tutto di
coraggio come affermava: quando si seppe che erano crollate
le case, si precipitò lei per prima dai nonni a scoprire
se fossero ancora vivi". E si noti che letteralmente
per dare il senso voluto, "come affermava" dovrebbe
essere in realtà "al contrario di quanto affermava",
ma la forma adottata, come si sta osservando, replica il
parlato.
Quindi, se dal punto di vista del linguaggio fra la scrittura
di Volo e quella di Novelli le cose si equivalgono, salvo
l'esperienza del primo e l'assistenza che riceve dagli editor
di Mondadori, mentre la Novelli, inesperta, fa tutto da
sé, vediamo in che si differenziano i romanzi considerati
sull'altra misura fondamentale della narrativa, cioè
la "storia", poiché la narrativa è
racconto e quel che si racconta sono storie, favole, eventi,
la realtà stessa.
Ebbene, ne La strada verso casa sono rappresentati
personaggi, situazioni, circostanze e vissuti di personaggi
stereotipi giovanili dell'odierna società media di
massa, in contesti privi di vicende o risonanze di vicende
storiche e culturali significative, immersi in problematiche
di realizzazione personale, di relazione familiare, di sesso
e sentimento, e toccati solo lateralmente dalla tematica
d'attualità dell'eutanasia. Ne La strada dai fiori
azzurri, invece, la storia di una intera compagine familiare,
che messa a dura prova da eventi drammatici ne esce attraverso
la buona volontà e i buoni sentimenti, recupera un
significato sociale e umano dagli avvenimenti e dalle conseguenze
di una guerra e dal successivo fenomeno dell'inurbamento
dalle campagne alla metropoli, appartenenti al nostro vero
passato storico. Si può addebitare una qualche obsolescenza
a questa seconda storia? Punti di vista. Io la preferisco
al racconto di una modernità di giovani in tutto
uguali ad altri milioni di giovani, per i quali nulla accade
su piani diversi da quelli esistenziali soggettivi, ritaglio
di una tipica gioventù metropolitana in cui l'autore
ha creato dei personaggi modelli di identificazione. Forse
invece La strada dai fiori azzurri può risultare
addirittura un romanzo dal risvolto femminista, di un femminismo
ancora sentimentale, che a chi lo scorge può rivelarsi
un pregio del libro, perché rinuncia in partenza
alla tentazione attualistica di oggi, cioè indica
un tema sociale senza pretese di fare sociologia. E questi
aspetti sono l'altra ragione per cui il romanzo di Chiara
Novelli trova qui il modesto premio di una segnalazione.
Oltre questo basilare giudizio, bisognerebbe esaminare quanto
gran parte della narrativa odierna sia un segnale, fra gli
altri, di problematiche culturali della nostra società,
e di quali. Cioè, assodato che questa Strada dai
fiori azzurri non è certo l'evento letterario
degli anni correnti, la sproporzione fra il grande successo
di autori come Volo (e qui generalizzo senza voler fare
proprio di tutta l'erba un fascio) e l'invisibilità
di prove se non altro diligenti come quella della Novelli
a me sembra un persistente segnale di abbassamento della
preparazione culturale e della consapevolezza letteraria
nelle ultime generazioni di scrittori e di lettori italiani,
diciamo dagli '80 del Novecento in poi.
Luigi Arista
da La strada dai fiori azzurri
romanzo di Chiara Novelli
(febbraio 2017)
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In questa pagina:
- poesia contemporanea e del passato, edita e inedita,
con o senza note di presentazione o commento;
- prosa contemporanea e del passato (brani), edita e
inedita, con o senza note di presentazione o commento.
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