Emèresi

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Letteratura

Poesie da post meridiem di Marco Senesi

 

Dal libro segnalato alla pagina del Libellus e recensito alla pagina di Critica, una selezione di brani dimostrativi della suggestività discorsiva e del registro formale. L'autore ritiene molto importanti la dislocazione spaziale dei versi e gli stili grafici dei caratteri, ma purtroppo nel formato web della rivista si possono replicare dal testo a stampa soltanto questi ultimi.


 

"Just because it's over for you,
don't mean it's over for me"

(Neil Young)

 

Scansioni
 
 

Il sacerdote celebra la cerimonia funebre
Nell'aria intrisa di incenso, alle Idi di Novembre.
Tu, un minuscolo pixel in un'immagine raster
Mi sembra di vederti mentre stringi in seno il libro delle condoglianze.
File di spaventapasseri eretti come canne d'organo
Non ti eleggono più loro regina
Mille fotogrammi squassano con l'urto di forze centripete.
Ora che devi... scosta il velo, solleva il capo, guarda:
La tua immagine di bimba si riflette su un'anta in legno antracite.


Ho attraversato il lungo corridoio dalle opache vetrate verderame
Dove l'acustica implode nel punto di tangenza invisibile, e
Mi avvicino a te, vengo per riprenderti:
Nella penombra iridescente
Lentamente i palmi delle nostre mani si congiungono
Come i punti di due rette sovrapposte.


Nelle strade deserte regna l'algoritmo indecifrabile
Le curve isofoniche scompaiono
I sorrisi della parata già finiti.
Fra le scansioni dei giorni
E le sporgenze che non vedi
Sta il nostro patto segreto,
Il girotondo imperfetto,
L'abbraccio interrotto.
Sul banco hai lasciato il tuo diadema
Il fiocco di neve all'uncinetto dalla trama incompiuta
La pellicola fotografica accartocciata.

 


Dimmi con chi andavi e ti dirò chi sei.

 

 

A Maria Grazia


 

29 kHz

 

 

Una Sentinella Del Tempo non conosce altro che Veglia.
Io sono il testimone ultimo, ultimo custode di un cronocomparatore.


dall'oscura brughiera vengono pastori e spigolatrici
con il capo chino
mani intrecciate come trame di un canestro
da est spira il vento di levante al solstizio d'inverno
e quanto cammino ancora, prima di giungere
a una casa di spiritualità.
in me, parole impossibili di un appuntamento mancato
e sciami di ricordi restano imprigionati
nello scintillio argenteo delle sinapsi cerebrali
.

 


Io avverto flebili vibrazioni di promesse lontane
ai confini con la ionosfera.

 


Cerco voi, cerco la calibrazione del segnale
Resto in ascolto,


ma qualcosa ha cancellato la tonalità pilota e la tonalità
sottoportante della trasmissione delle nostre voci,
novembre 1994
.


 

da CRADLE


"Non vivimus sed vivimur"

 


Il tragitto obbligatorio devia
laggiù: al casello inespugnabile cinto da
sequoie indorate, dove si infoltisce
il pelo dello scoiattolo
e si spegne il monito del
salmista.
Palafitte di legname fradicio e
lamine in fibra di carbonio:
solo questo per adesso
è visibile ad occhio nudo.
Per poco pare ricomporsi
la struttura logica di tracce e
settori, il drappo squarciarsi,
il fabbro tornare a giurare
eterna fedeltà;
per bocca dell'ubriaco si rivela
la via d'uscita dalla casa degli specchi
deformanti.


Nell'elogio funebre è
la vergogna,
nei giorni dell'abbondanza
lo stremo;
lungo i litorali asserragliati è il trionfo
di intimità piccole o negate.
Non cadete addormentati - è il sonno di
Endimione - nelle serre agricole,
al ritmo virulento delle pompe di acqua
ramata che frantuma il minuto:
baciate e nuotate,
conversate e uccidete,
finché potete.
Dagli ulivi smeraldi bersaglio degli storni
allo spaventapasseri assiderato
c'è una discontinuità che
resiste
e un linguaggio che invecchia;
oggi un rumore bianco rinasce e
cala sulle cose intermedie.


E voi adolescenti sfrontate che portate
calze velate e gonne a balze: non
sporgetevi troppo oltre la balaustra di
vetro, non chiedete il
Siero Della Verità -
no, non ancora;
che il fragile legame
si disgrega
nella banda passante.

... ...


 

Mutazioni (I)

 

"Cos'è il tempo? A nessuno dovrebbe
essere consentito chiederlo"

(Spengler)

 

 

Sono presente: l'ipotermia genera
allucinazioni, nessuno sorveglia il crocevia e là tu ora ti volgi.
Le innumerabili fasi disperse portano i segni dei vostri volti,
lo Specchio Di Diana gelerà
all'imminente Domenica Gaudete.


Folle come caratteri ascii.


E come uno spiraglio murato si oscura ogni volto;
vengono nella nebbia i riti neri e le superstizioni del volgo.
Ad ogni montata del frangente il colpo è inferto:
l'uomo cosciente pone il cuore nell'obelisco in ferro.

 


Contrade fumose di catrame, pontili e salici
di amori autunnali sepolti sul fondo di laghi salini.
A breve sarà la resa
deporremo coccarde ed anelli lungo le mura:
troverà te avara e muta
me febbricitante e sfinito.


 

"Cento le porte pure manca l'uscita"
(Elio Pecora)


Il Dominio Altro

 


Appoggia i palmi delle mani qui,
sullo specchio argentato, e chiudi gli occhi,
abbandona la testa.
Puoi sentirlo adesso, il grido sepolto nel diaframma?
Riesci adesso a vedere cornici d'ebano,
la fiaccola nuziale, e la danza celtica al rallentatore,
riesci a vedere la sesta dimensione
dove il prodotto vettoriale si annulla?
Io ti sono vicino, seduto accanto
non posso che portare accidenti e contingenze, amica;
nei bit si nasconde l'invisibile anomalia.
È tempo di tornare, e seguimi ora, perché
presto inizierà la sonata per megafoni
prima dell'ultimo monologo di un ventriloquo.

 

Lascia che io ti accolga
come avrei sempre voluto e mai ho potuto.
Oltre il canneto d'oro, dove gli argini si rompono
troveremo minerali e gemme,
al di là del piccolo varco nella rete troveremo
l'ultimo quadrifoglio rimasto.
Ti aspetterò ancora in tutti i giorni di festa
e impaziente, ancora, fino a quando la luna raggiungerà
il segno dello Scorpione; allora tu sarai
la visita a sorpresa nel cuore della notte.
Quattro donne anziane non vedenti
giocano insieme alla lippa; è un tardo pomeriggio
di fine Ottobre, e nessuno osa parlare.
Se al limitare di una cascina abbandonata
tra filari di ulivi
e ciliegi addormentati
tu non mi riconoscerai più
sappi che l'istante che separa due eventi
è il Dominio Altro.

 


A Giordana


 

(untitled 2)

 


In Transfiguratione Domini.


vedo strade ornate di rami verdi,
bambine vestite di bianco che percorrono una linea tratteggiata
in un campo di spighe di grano, fin dove l'occhio non arriva.
un casellante che custodisce cristalli di azzurrite,
un falegname voltato di spalle, terraglie come reliquie.
che ne è dell'epifania tanto attesa e mai giunta?
è l'Ora Nona.
... no... nella sequenza monotona i segni della logica si elidono
e io non sono più, non posso.
oh dolce amica, come vorrei indicarti la via!
la via oltre la semisfera invisibile che racchiude il mondo,
il passaggio segreto che porta dall'altra parte della realtà.
come vorrei accompagnarti per questo ristretto raggio di mobilità,
dove la condanna è il fermo immagine che lascia solo
la condensa opaca degli anni.
è alla stasi muta di agosto
al vento stanco che muove un saio di lino appeso ad asciugare
è allora che il cuore cede al Tempo, l'anima si fa gretta
e meschina, le labbra si chiudono
per non dire ciò che non si osa dire.
l'Enigma Senza Volto è in uno schiocco di dita,
nella monetina che riluce,
nelle corse a perdifiato lungo il recinto di filo spinato.


 

 

(pubblicate in Emèresi a giugno 2017)

In questa pagina:

 

- poesia contemporanea e del passato, edita e inedita, con o senza note di presentazione o commento;

- prosa contemporanea e del passato (brani), edita e inedita, con o senza note di presentazione o commento.

 

 

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